Il “lungo respiro” del Lago di Garda

Il “lungo respiro” del Lago di Garda
Cosa succede nel Lago in primavera con l’aumentare delle temperature?
Succede che le colonne d’acqua riscaldandosi cominciano a stratificarsi, dividendosi in zone termiche definite, dalla superficie verso gli strati più profondi.
La stratificazione si “innesca” lentamente con i primi tepori primaverili, normalmente verso fine marzo, quando il Lago, dopo l’omeotermia invernale (ovvero quando registra pressochè la stessa temperatura in superficie come nelle massime profondità), comincia a scaldarsi appunto stratificando, tanto da potersi dividere in 3 fasce termiche differenti ad estate inoltrata.
Difficile da visualizzare? Provo a fare un esempio “simpatico” che credo possa aiutare a rendere bene l’idea.
Pensiamo quindi al Lago di Garda come fosse una grande torta a 3 strati.
Tagliamo una fetta e potremo così apprezzarli visivamente.
Lo strato più superficiale, l’epilimnio, si estende dalla superficie fino a circa 20mt di profondità in estate, con una temperatura compresa tra i 26° fino a 16°.
Sotto l’epilimnio vi è poi uno strato intermedio che si chiama metalimnio.
Il metalimnio altro non è che uno strato “cuscinetto” tra la parte calda superficiale e quella profonda e fredda che si aggira sui 7,5°, come fosse, ripensando alla fetta di torta, lo strato di pan di spagna che divide la panna sopra (epilimnio) e la cioccolata sotto (ipolimnio).
Nel metalimnio, indicato più per “convenzione”, le temperature calano bruscamente.
Infine, sotto il metalimnio, abbiamo l’ipolimnio, lo strato di cioccolato della fetta di torta per capirci, che è la parte più voluminosa profonda e fredda, che raggiunge le massime profondità del Lago di Garda, dove la temperatura non scende mai al di sotto dei 7,5°.
Il grafico in allegato, dal libro “L’Ittiofauna del Lago di Garda” di Ivano Confortini, riporta nell’agosto del 1993, un calo termico costante fino a circa 40mt di profondità, con il termine dell’epilimnio sui 25mt, poi una riduzione ulteriore fino a circa 50mt, il metalimnio.
Da circa 60mt fin sul fondale si scende sotto gli 8°, quinidi l’ipolimnio, che vedete praticamente costante in temperatura, in oltre 250 mt di discesa.
Per visualizzare come uno strato liquido possa galleggiare sul sottostante pensiamo a dell’olio versato in un bicchiere d’acqua.
Il calore del sole infatti riscalda l’acqua che diventa più leggera e galleggia sopra quella più fredda, che è più pesante e densa.
Al raffreddarsi poi della superficie quell’acqua aumenta di peso, conseguentemente all’aumento di densità e affonda sempre più, rimescolando come una lenta centrifuga i volumi acquei.
Ecco che a questa stratificazione estiva segue poi un rimescolamento autunnale/invernale.
Questa è la danza silenziosa che da sempre le acque del Lago di Garda compiono con l’alternarsi delle stagioni, con l’aumento e la diminuzione delle temperature.
E’ una danza lenta o meglio ancora un lungo respiro, che l’acqua compie per ossigenare tutto il suo volume…proprio come noi respiriamo per ossigenare il sangue che a sua volta permea, con la circolazione sanguigna, ogni tessuto e organo del corpo umano.
Non c’è molta differenza a pensarci bene…il concetto è questo.
Questo rimescolamento, che inizia in autunno e raggiunge la sua massima intensità a marzo, non sempre riesce però ad interessare gli strati profondi.
Il surriscaldamento globale, con inverni sempre più miti, influisce negativamente in questo “respiro”, in questa danza e ciclo biologico vitale per il Lago di Garda e non solo.
Quindi ecco…a volte sentiamo alla tv notizie sul riscaldamento globale che sembrano sempre “distanti”, che non ci riguardano…in realtà non è affatto così.

Mi permetto anche di consigliare la lettura del libro: “L’Ittiofauna del Lago di Garda” dell’biologo/ittiologo Ivano Confortini. (in foto)