Indietro nel tempo…verso l’oligotrofia del Lago di Garda

Indietro nel tempo…verso l’oligotrofia del Lago di Garda

𝙄𝙣𝙙𝙞𝙚𝙩𝙧𝙤 𝙣𝙚𝙡 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤…
1894 – 1896…la media della trasparenza dell’acqua allora era di ben 15 mt, con picchi oltre i 20 mt rilevati al largo di Peschiera del Garda.
Ad inizio anni 2000 invece la media si assestava solo sui 7 mt.
Come mai queste differenze?
In estrema sintesi…nelle rilevazioni di fine ‘800, eseguite grazie al “disco di Secchi” (utilizzato allora come oggi), il Lago di Garda si presentava nella sua condizione originaria, ovvero di “oligotrofia”, caratterizzato quindi da basse concentrazioni di nutrienti, con valori di fosforo disciolto, per esempio, compresi tra 5-10 microgrammi per litro…mentre negli anni 2000 lo stato del Garda era cambiato, non più oligotrofico, bensì meso-oligotrofico.
Questi valori sono stati ulteriormente verificati attraverso l’analisi eseguita tramite un carotaggio del fondale del Lago.
Questo carotaggio ha consegnato una specie di “capsula del tempo” biologica (carota di fango), un po’ come fanno con i carotaggi nei ghiacciai, che ha permesso di determinare i valori del fosforo sedimentato sul fondale, a partire da fine ‘800 al 2009 (Salmaso, Milan et al 2015).
Proprio “leggendo” ed esaminando questa carota di fango i ricercatori hanno ricostruito esattamente l’evoluzione ambientale del Garda di quel periodo, che si riflette perfettamente, a livello temporale, con l’evoluzione della società e della storia Gardesana, con incredibile precisione.
Il Garda evidentemente, a livello biologico, è rimasto lo stesso per millenni, andando però in contro a grandi cambiamenti a cavallo degli anni ’50, attraverso il turismo, aumento della popolazione, modifica del territorio, ecc…
Questo ha determinato dei cambiamenti, che ho varie volte descritto, riscontrabili perfettamente dall’osservazione dei valori di fosforo e cianobatteri in quella “capsula del tempo” sopra descritta, ovvero la carota di fango analizzata…in grado di riportarci indietro nel tempo fino a fine ‘800.
Il colore del fango lungo questa carota, visibilmente più scuro più si risale verso la superficie, inizia a cambiare appunto in corrispondenza dei sedimenti datati negli anni ’50, che si riscontrano a circa 20 cm di profondità.
Quindi il Lago di Garda agli inizi del grande fenomeno del turismo, pre-depurazione, cominciava a sedimentare sui fondali varie sostanze, derivate soprattutto da reflui biologici, rendendo gradualmente l’acqua meno trasparente, per l’effetto che queste sostanze nutritive innescavano: es. fioriture algali, ecc…
Erano segni che indicavano un passaggio in corso dall’oligotrofia (stato originario) verso l’eutrofia (degenerazione) del corpo idrico.
Questo processo è stato però arrestato grazie all’entrata in funzione del sistema di depurazione e collettamento dei reflui gardesani, negli anni ’80…tutt’ora in funzione.
Le acque del Garda, invece che degradarsi verso l’eutrofia, come sembravano ormai destinate 40 anni fa, si sono arrestate in una situazione di oligo-mesotrofia, nel mezzo diciamo…insomma in parole povere, ci si è fermati prima dello schianto.
Oggi la situazione è ulteriormente migliorata e come detto all’inizio, si sta tornando indietro nel tempo.
Dall’oligo-mesotrofia si sta infatti ritornando verso l’oligotrofia, ovvero verso lo stato originario delle acque del Lago di Garda, con basse concentrazioni di fosforo e nutrienti.
Una situazione positivamente in controtendenza che però ci impartisce una lezione magistrale a mio parere.
Il Garda quasi certamente non potrà ritornare com’era in origine.
Perché? Cosa glielo impedisce?
Glielo impedisce il suo passato…
Sui suoi fondali sono infatti depositate e accumulate sostanze come il fosforo in grado di “riattivarsi” qualora avvenisse un rimescolamento completo delle colonne d’acqua.
Per un rimescolamento completo servirebbero inverni molto rigidi e molto ventosi per esempio, cosa che però non avviene più dal 2005/2006 circa.
Un eventuale rimescolamento completo innescherebbe quindi il ritorno in superfice di dette sostanze, dando il via a produzioni algali e altri fenomeni biologici che andrebbero ad incidere, per esempio, sulla trasparenza dell’acqua “risvegliando”, chiamiamolo così, il fenomeno degenerativo.
Non si può comunque non essere soddisfatti del miglioramento del corpo idrico del Lago di Garda e degli sforzi fatti in tal senso…sono ottime notizie, non capitate per caso.
Ricordo che fu proprio la Comunità del Garda negli anni ’60, ad interrogarsi per prima sulla qualità delle acque, dando così il via a quel processo che portò alla realizzazione della depurazione e sistema di collettamento, grazie alla quale oggi possiamo essere soddisfatti dei risultati.
Un tempismo importante e un coraggio, per quei tempi, onestamente encomiabile.
Leggendo tutto questo oggi, alla luce dei dati scientifici e della storia gardesana, si evidenzia a mio parere una cosa su tutte…ovvero che per quanto si possa lavorare per un recupero ambientale, bisogna spesso fare i conti con gli “errori” del passato, un fardello che che bene o male potrebbe decidersi a presentare il conto.
Quindi?
Si deve lavorare ancora per migliorare ulteriormente sia l’habitat che la qualità dell’acqua, unico antidoto ad una possibile recrudescenza dei fenomeni eutrofici, unica mitigazione possibile.
Le valutazioni vanno fatte e calcolate non solo sull’immediato, ma sul lungo periodo, in quanto non tutto si può mitigare e risolvere, ci sono cicatrici che possono anche lasciare il segno.

(grafico in allegato “Rimescolamento colonne d’acqua nel lago di Garda”, credits: Nico Salmaso – Fondazione E.Mach, presentazione Forume del Garda, 11 maggio 2023)