Inzio della stagione irrigua 2023, con deficit idrico mai visto

Inzio della stagione irrigua 2023, con deficit idrico mai visto
Un doveroso aggiornamento sulla situazione attuale.
Oggi il deflusso dall’Edificio Regolatore del Lago di Garda è passato da 18 a 38 mc/s, con un livello di +46 cm sopra lo zero idrometrico, decretando in pratica l’inizio della stagione irrigua del comparto agroalimentare mantovano e per il Lago di Garda, l’aumento della derivazione verso “valle”.
Lo scorso anno la stagione irrigua cominciò circa a +100 cm sopra lo zero.
Questo graduale inizio (scrivo graduale proprio perché un aumento dello scarico era già intervenuto il 3 aprile scorso a partire dal DMV (8 mc/s) a 18mc/s) è servito a dare un attimo di “ossigeno” alle zone delle Colline Moreniche e Alto Mantovano che, per la conformazione ghiaiosa del terreno, soffrivano ormai oltremodo, evitando così di dover intervenire con volumi d’acqua potenzialmente maggiori quando magari troppo tardi.
Ora, con il volume odierno in uscita dall’Edificio Regolatore (oltre il 50% in meno della media), si “soddisfa” anche l’approvvigionamento dei comparti collocati più a sud, quindi Goito, Marmirolo, Porto Mantovano, Roverbella, Volta Mantovana…ovvero le zone dei “prati stabili” o detti anche “perenni”.
Sono infatti campi preziosissimi per la biodiversità vegetale, che forniscono un foraggio estremamente pregiato, completamente naturale e non impattante per l’ambiente…usato per esempio per le vacche da latte nella filiera del Grana Padano DOP.
La delicatezza del momento impone però la massima attenzione. Le riserve idriche, quest’anno, sono davvero ai minimi storici; anch’io, che amo controllare “corsi e ricorsi” storici, faccio fatica a trovare paragoni o situazioni pregresse simili all’attuale, vuoi per la prolungata siccità, che perdura ormai da un anno e mezzo, vuoi per informazioni eccessivamente datate, che non si possono sempre correttamente paragonare alla quantità ed affidabilità dei dati disponibili oggi.
Comunque, giusto per misurare la situazione, prendendo il Fiume Po come “termometro”, in quanto siamo parte del suo bacino idrografico, tutti i laghi e rispettivi fiumi insieme non riescono a consegnare una situazione migliore di questa, ovvero: il grande fiume a Torino ha le stesse portate in metri cubi (mc) che aveva ad agosto 2022, mentre a Pontelagoscuro (FE), da dove si misurano convenzionalmente le portate del Po, alla fine praticamente delle prese e derivazioni irrigue, viaggia, tra alti e bassi, sui 350 mc/s…davvero pochissimo se si considera che le portate medie di aprile, registrate tra il 2001 e il 2021 sono di pochissimo sotto i 1500 mc/s.
Insomma lo scenario, in estrema sintesi, con cui dovremo fare i conti quest’anno è il seguente: pochissima neve in grado di assicurare acqua da disgelo per gli affluenti ai laghi e quindi al Po, scorte idriche nei grandi laghi sub-alpini già ai minimi storici (mi riferisco solo al volume disponibile per l’utilizzo agricolo diciamo), 𝐢 𝐥𝐚𝐠𝐡𝐢 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐍𝐎𝐍 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐬𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐨𝐫𝐚 𝐩𝐮𝐫𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐞 ed il meteo, che non lascia molte speranza di piogge in grado, per ora, di sanare questa situazione.
Ecco che la “bilancia” per l’utilizzo idrico, per stare in equilibrio e limitare i danni, dovrà avvalersi di pesi e misure dettate non solo da buon senso, ma dalla lungimiranza, conoscenza e rispetto.
Non ci sarà tanto margine su cui contare.
Per adesso, il comparto agroalimentare che dipende dal Garda ha fatto i suoi conti, ha preparato un piano, una linea guida d’utilizzo idrico, che sarà monitorata giorno per giorno, adattata e riadattata costantemente…non sarà affatto facile.
Devo dire che ho apprezzato molto questo lavoro, che rispecchia i valori che la bilancia di cui sopra dovrà tenere conto.
Sono questi i momenti che possono essere utili per mettere a fuoco delle priorità, spesso non considerate perché date per scontate, tra cui la disponibilità d’acqua nei laghi, nei fiumi e nelle falde soprattutto…oltre ad investimenti davvero utili nel lungo periodo, non dettati dalla fretta dell’emergenza e del “consenso politico”.
Nella foto, scattata circa un mese fa dai satelliti Copernicus, il Sentinel-3 per la precisione, si vede la copertura nevosa (anche del nostro piccolo bacino idrografico) e sono stati proprio gli esperti di Copernicus a spiegare come l’attuale presenza della neve (riferita a marzo 2023), sia inferiore anche ai valori record del 2021/2022 e al valore medio calcolato tra il 1998 e oggi.
In aggiunta, da un articolo recentemente pubblicato su 𝘕𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘊𝘭𝘪𝘮𝘢𝘵𝘦 𝘊𝘩𝘢𝘯𝘨𝘦, frutto della collaborazione tra il dip. Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Univ. di Padova e il CNR di Bologna (Scienze Atmosfera e Clima), si esprime un concetto, ovvero che 𝘤𝘪ò 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘷𝘪𝘷𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘪 𝘥𝘦𝘤𝘦𝘯𝘯𝘪 è 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘦𝘳𝘢 𝘮𝘢𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘪 600 𝘢𝘯𝘯𝘪…questo a riprova di ciò che ci attenderà.