L’Alborella nel Lago di Garda

L’Alborella nel Lago di Garda
Abbiamo fatto conoscenza, grazie a questo sito, con alcuni pesci del Lago di Garda, tra cui l’Alborella, che oggi andiamo a conoscere un pò più da vicino.
Chiamata anche Aola o Agola, fa parte della famiglia dei Ciprinidi, è una specie gregaria che forma grossi branchi, depone le uova tra giugno ed agosto, di notte, in acqua bassa e su fondali ghiaiosi.
Le sue dimensioni sono al massimo una ventina di cm per 20gr di peso e una età media di 5 anni.
E’ un pesce molto buono da mangiare, che oggi possiamo considerare pregiato.
Chi si ricorda com’era la frittura di Aole?
E le Aole marinate?
Probabilmente molti di voi se le ricordano dentro i porti, talmente fitte e vicine che formavano delle “nuvole nere”.
A Peschiera le vedevamo e le pescavamo sotto i ponti, a migliaia.
Un’abbondanza davvero infinita, o almeno questo era quello che si pensava fino a due decenni fa.
Nel 1953 erano 14,5 le tonnellate pescate in un anno, nel 1960 un picco di 231 e nel 1972, 98,9 tonnellate.
Una media, dal 1887 al 1972 di 102,7 ton/anno.
Questa era la produzione ittica del Garda e solo per l’Alborella.
Si evince da questi dati (dal 1953 al 1972), un’oscillazione naturale del pescato.
Ci sarebbe da considerare l’andamento trofico del Garda, in aumento proprio a cavallo tra fine anni ’50 e gli anni ’80, che ha incisio sul volume della biomassa in generale, ma questo è un’altro argomento da trattare.
Considerata comunque l’abbondanza di allora, buona parte delle Aole venivano utilizzate come mangime nelle troticolture e forse in quei periodi rendevano più così che messe in vendita al mercato.
Oggi, che le rimpiangiamo, sapremo sicuramente tutelarle e valorizzarle meglio!
Dai primi anni 2000, la popolazione dell’Alborella ha avuto un crollo vertiginoso e ad oggi non si è ancora ripresa, motivo del fermo pesca ulteriormente prorogato fino al 2023.
Studiando un po mi sono reso conto che, già verso la fine degli anni ’80, alcuni pescatori preferivano il “remattino” per catturare al largo i branchi di Alborelle, piuttosto che a riva, in quanto asserivano che i sassi e le ghiaie dei litorali non fossero più sufficientemente invitanti per deporre le uova.
Un segno inequivocabile…purtroppo!!
Questo era già un indicatore importante della modifica dell’habitat e forse della qualità delle acque che, proprio in quei periodi, eprimeva una tendenza verso l’eutrofizzazione, poi assestata e arrestata in oligo-mesotrofia.
In aggiunta bisogna considerare anche il veloce calo dei livelli idrici.
Ricordate la “secca” del Garda nel 2003 e 2007?
Il Lago calava velocemente e ampie porzioni di fondale emergevano all’asciutto quotidianamente, proprio nel periodo di posa delle uova.
Poi si aggiungono altri probabili fattori, come la massiccia presenza di uccelli acquatici, l’impatto delle specie aliene invasive, pesca intensiva, bracconaggio e attività umane di varia natura, ecc…
Inoltre l’Alborella è planctofaga, così il Coregone(Lavarello), l’Agone(sarda) e in parte il Carpione(Trota) e in una catena alimentare, un calo di una specie determina più disponibilità alimentare per l’altra, creando disequilibrio.
Sappiamo che anche il Carpione è in forte crisi demografica, mentre non è così per il Lavarello.
Questo pesce alloctono viene però immesso artificialmente in modo massivo, essendo ormai l’unico pesce in grado di assicurare una resa economica (per qualità e quantità) e la sua popolazione e insieme alla Sarda, è sicuramente prosperata con il calo dell’Alborella, delineando probabilmente così un grave squilibrio nella “competizione” alimentare.
Determinati equilibri, nel Garda, vanno sicuramente rivisti, mettendoli in discussione senza preconcetti e bisogna farlo quanto prima, con coraggio e a “carte scoperte”.
Non voglio andare però oltre in questa dissertazione, non ne avrei le competenze necessarie.
Mi occupo di questo argomento per sensibilizzare circa la Cultura dell’Acqua e la conoscenza del nostro patrimonio, prima per passione che per “delega” amministrativa.
Queste pubblicazioni, per quanto semplici, credo che possano essere già un modo di condividere con voi informazioni che possono risultare utili alla comprensione dell’ambiente gardesano, accrescendo la consapevolezza di ciò che abbiamo e ahimè, potremo perdere.