2024 – 2051, il viaggio delle acque gardesane tra luci ed ombre
𝟮𝟬𝟱𝟭…in questa data le acque del Fiume Sarca (𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘵𝘦 𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘷𝘪𝘥𝘦𝘰), termineranno il loro viaggio che le condurrà idealmente alle porte di Peschiera del Garda e quindi nel Fiume Mincio (𝘥𝘢 𝘮𝘦𝘵à 𝘢 𝘧𝘪𝘯𝘦 𝘷𝘪𝘥𝘦𝘰).
Scrivo questo articolo non tanto per l’eccezionale tempo necessario al ricambio completo delle acque, stimato in circa 27 anni, bensì perchè ancora non sappiamo la quantità degli apporti, di superficie e subacquei, dei vari affluenti gardesani.
Abbiamo, ad oggi, solo due dati certi e reali su cui basarci per valutare la regimentazione idraulica…ovvero l’acqua in uscita dall’Edificio Regolatore (diga), che si vede nella seconda metà del video e l’idrometro (𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢 𝘪 𝘤𝘮 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘰 𝘻𝘦𝘳𝘰 𝘪𝘥𝘳𝘰𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪𝘤𝘰).
In questo momento l’acqua in uscita dalla diga è 170 mc/s, ovvero 170.000 litri al secondo; 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘪𝘵𝘳𝘪 (𝘣𝘰𝘵𝘵𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦) 𝘢𝘯𝘻𝘪𝘤𝘩𝘦’ 𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪 𝘤𝘶𝘣𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢 𝘱𝘪𝘶’ 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦 𝘥𝘢 𝘷𝘪𝘴𝘶𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦, giusto per farsi un’idea di quanta ne esce.
L’altezza sullo zero idrometrico è invece + 145cm.
Dalla diga si scarica a pieno regime da circa un mese, giorno dopo giorno, ora dopo ora; nonostante questo il Lago di Garda ha dimostrato quanto possa anche essere ingovernabile tanto che, nella giornata di domenica scorsa, è riuscito a crescere di oltre 10 cm di livello, praticamente 40.000.000 di metri cubi, ovvero 40.000.000.000 di quelle bottiglie visualizzate prima, pur con lo scarico in uscita praticamente al 100% possibile.
Sono volumi enormi da “gestire” quando arrivano tutti insieme. Quindi della portata idrica dei 25 immissari che sfociano nel Garda sappiamo qualcosa?
No…in effetti non abbiamo dei valori di riferimento chiari, li abbiamo solo dello scarico dalla diga e del livello sullo zero idrometrico come scritto.
Tutto il resto o è una stima/media, come i valori della portata del Fiume Sarca che non sono dati ottenuti in tempo reale.
Per tutti gli altri apporti non c’è conoscenza, tanto meno delle sorgenti subacquee che verosimilmente rilasciano acqua sotto le pendici del Monte Baldo che si inabissano nel Lago.
Il tutto potrebbe anche sembrare una cosa trascurabile ma non è così, ed ecco il perché a mio parere.
Si è parlato già troppo di questa piena del Lago di Garda, esagerando. Non è tra l’altro una cosa mai vista, come peraltro non lo fu la “siccità” passata.
Casi analoghi all’attuale ne abbiamo visti nel 1977, 1995 (bene o male nella stessa stagione) e nel 1999…addirittura il 7 novembre di quell’anno si raggiunsero i +150 cm sopra lo zero idrometrico.
Ma qual’è la differenza che fa comprendere come la necessità di arrivare oggi alla quantificazione delle portate idriche in entrata, sommate a quelle da disgelo, sia cosa improrogabile?
La differenza è che se negli altri anni di estrema abbondanza il Lago lo si poteva governare con uno scarico dalla diga minore dell’attuale…oggi questo pare non essere più così scontato.
E’ certamente cambiato il clima, 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐠𝐨, con buona pace di chi ancora lo nega, con acqua da disgelo arrivata addirittura a febbraio quest’anno e fenomeni atmosferici come la pioggia, molto violenta e dalle grandi portate improvvise.
Credo che, visto quanto sopra, la futura regolazione del Lago di Garda debba affidarsi alle adeguate conoscenze scientifiche applicate al calcolo e modellazione di tutte le portate idriche in entrata, insieme ai dati delle turbinazioni dell’idroelettrico (𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘦).
Ho già presentato, come Comunità del Garda, questa richiesta di studio e aggiornamento agli organi competenti con un incontro interregionale a cui ne seguirà un’altro la prossima settimana per affiancare anche uno studio ulteriore sull’evoluzione trofico-biologica, ad oltre 30 anni dall’ultimo realizzato.
Sono certo che, esponendo adeguatamente e nel dettaglio queste necessità, troverò sia il consenso tecnico/politico con la conseguente ed indispensabile quota economica.
E’ la logica del buon senso e dell’evidenza a suggerirlo.
Concludo con un ringraziamento ad AiPO, ente regolatore del regime idraulico del Lago di Garda che, tra le opere di ammodernamento delle varie dighe in corso e gli ultimi eventi atmosferici, stà lavorato davvero intensamente e all’Università di Trento perchè già si sono posti con AiPO in perfetta sintonia a sostegno di questa proposta…ora la “palla” passa alle Regioni e Provincia Autonoma che sono certo sapranno cogliere questa occasione di conoscenza e pianificazione futura.
Scrivo questo articolo non tanto per l’eccezionale tempo necessario al ricambio completo delle acque, stimato in circa 27 anni, bensì perchè ancora non sappiamo la quantità degli apporti, di superficie e subacquei, dei vari affluenti gardesani.
Abbiamo, ad oggi, solo due dati certi e reali su cui basarci per valutare la regimentazione idraulica…ovvero l’acqua in uscita dall’Edificio Regolatore (diga), che si vede nella seconda metà del video e l’idrometro (𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘥𝘪𝘤𝘢 𝘪 𝘤𝘮 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘰 𝘻𝘦𝘳𝘰 𝘪𝘥𝘳𝘰𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪𝘤𝘰).
In questo momento l’acqua in uscita dalla diga è 170 mc/s, ovvero 170.000 litri al secondo; 𝘧𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘪𝘵𝘳𝘪 (𝘣𝘰𝘵𝘵𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦) 𝘢𝘯𝘻𝘪𝘤𝘩𝘦’ 𝘮𝘦𝘵𝘳𝘪 𝘤𝘶𝘣𝘪 𝘳𝘪𝘴𝘶𝘭𝘵𝘢 𝘱𝘪𝘶’ 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦 𝘥𝘢 𝘷𝘪𝘴𝘶𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘳𝘦, giusto per farsi un’idea di quanta ne esce.
L’altezza sullo zero idrometrico è invece + 145cm.
Dalla diga si scarica a pieno regime da circa un mese, giorno dopo giorno, ora dopo ora; nonostante questo il Lago di Garda ha dimostrato quanto possa anche essere ingovernabile tanto che, nella giornata di domenica scorsa, è riuscito a crescere di oltre 10 cm di livello, praticamente 40.000.000 di metri cubi, ovvero 40.000.000.000 di quelle bottiglie visualizzate prima, pur con lo scarico in uscita praticamente al 100% possibile.
Sono volumi enormi da “gestire” quando arrivano tutti insieme. Quindi della portata idrica dei 25 immissari che sfociano nel Garda sappiamo qualcosa?
No…in effetti non abbiamo dei valori di riferimento chiari, li abbiamo solo dello scarico dalla diga e del livello sullo zero idrometrico come scritto.
Tutto il resto o è una stima/media, come i valori della portata del Fiume Sarca che non sono dati ottenuti in tempo reale.
Per tutti gli altri apporti non c’è conoscenza, tanto meno delle sorgenti subacquee che verosimilmente rilasciano acqua sotto le pendici del Monte Baldo che si inabissano nel Lago.
Il tutto potrebbe anche sembrare una cosa trascurabile ma non è così, ed ecco il perché a mio parere.
Si è parlato già troppo di questa piena del Lago di Garda, esagerando. Non è tra l’altro una cosa mai vista, come peraltro non lo fu la “siccità” passata.
Casi analoghi all’attuale ne abbiamo visti nel 1977, 1995 (bene o male nella stessa stagione) e nel 1999…addirittura il 7 novembre di quell’anno si raggiunsero i +150 cm sopra lo zero idrometrico.
Ma qual’è la differenza che fa comprendere come la necessità di arrivare oggi alla quantificazione delle portate idriche in entrata, sommate a quelle da disgelo, sia cosa improrogabile?
La differenza è che se negli altri anni di estrema abbondanza il Lago lo si poteva governare con uno scarico dalla diga minore dell’attuale…oggi questo pare non essere più così scontato.
E’ certamente cambiato il clima, 𝐧𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐠𝐨, con buona pace di chi ancora lo nega, con acqua da disgelo arrivata addirittura a febbraio quest’anno e fenomeni atmosferici come la pioggia, molto violenta e dalle grandi portate improvvise.
Credo che, visto quanto sopra, la futura regolazione del Lago di Garda debba affidarsi alle adeguate conoscenze scientifiche applicate al calcolo e modellazione di tutte le portate idriche in entrata, insieme ai dati delle turbinazioni dell’idroelettrico (𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪 𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘳𝘦).
Ho già presentato, come Comunità del Garda, questa richiesta di studio e aggiornamento agli organi competenti con un incontro interregionale a cui ne seguirà un’altro la prossima settimana per affiancare anche uno studio ulteriore sull’evoluzione trofico-biologica, ad oltre 30 anni dall’ultimo realizzato.
Sono certo che, esponendo adeguatamente e nel dettaglio queste necessità, troverò sia il consenso tecnico/politico con la conseguente ed indispensabile quota economica.
E’ la logica del buon senso e dell’evidenza a suggerirlo.
Concludo con un ringraziamento ad AiPO, ente regolatore del regime idraulico del Lago di Garda che, tra le opere di ammodernamento delle varie dighe in corso e gli ultimi eventi atmosferici, stà lavorato davvero intensamente e all’Università di Trento perchè già si sono posti con AiPO in perfetta sintonia a sostegno di questa proposta…ora la “palla” passa alle Regioni e Provincia Autonoma che sono certo sapranno cogliere questa occasione di conoscenza e pianificazione futura.