La “Scalata delle Meraviglie”

La “Scalata delle Meraviglie”
Cosa rende unico il Lago di Garda e il suo territorio?
Direi il suo “impianto di riscaldamento”…si è vero, suona strano magari, ma è proprio così.
Il clima di cui godiamo, che è certamente una singolarità gardesana, lo è grazie all’influenza del Lago stesso che funge come detto, in autunno/inverno, da “impianto di riscaldamento” per i territori a lui afferenti.
Un clima catalogato come “temperato-continentale” ma che è in grado di generare caratteristiche davvero interessanti, come l’ambiente naturale che tutto il mondo ci invidia.
L’acqua del Lago è infatti in grado di rilasciare calore lentamente in autunno/inverno grazie alla sua grande capacità di accumularlo e trattenerlo in estate, generando quindi un effetto di mitigazione climatica. In estate infatti le acque del Lago si “stratificano”.
Questo significa che le acque riscaldate dal sole, diminuendo di densità e di peso, galleggiano rispetto gli strati più freddi e profondi (immaginiamo dell’olio dentro un bicchiere d’acqua), innescando un fenomeno di divisione termica, che si realizza con la formazione fino a tre fasce termiche, dalla superficie a scendere fino alle massime profondità, limitando il rimescolamento.
A partire dall’autunno però l’acqua comincia a cedere calore all’ambiente esterno, riacquistando densità e peso, facendo così ripartire il rimescolamento degli strati più superficiali con i sottostanti, fino ad arrivare alla omeotermia, che si realizza a 7,5°, ovvero quando la temperatura dell’acqua è pari a quella del fondo del Lago, dove è sempre stabile e costante.
In questi territori gardesani abbiamo così una temperatura media annuale dell’aria che oscilla tra i 12° e 13°, dove stranamente il luogo più mite risulta essere Malcesine che è più a nord del punto più freddo che risulta essere invece Peschiera del Garda, il paese più a sud.
Grazie a questo termosifone naturale, che è il Lago di Garda, l’inverno resta mediamente meno rigido che altrove, tanto che a memoria d’uomo il Lago ghiacciò solo nel gennaio del 1709, quando lo si potè attraversare con carri e buoi da una sponda all’altra.
Fu l’inverno più freddo degli ultimi 500 anni, in un periodo denominato successivamente “piccola era glaciale”.
Le nebbie addirittura erano sconosciute alle popolazioni gardesane fino al XIX secolo, quando, per l’inizio di modifiche importanti dei territori e dell’ambiente, cominciarono a farsi notare.
I venti sul Garda hanno caratteristiche e nomi tutti loro, ne abbiamo che scendono dai monti, come il Sovèr, Il Vènt de Balì, Montès, Gardesana e Boarèn, poi ne abbiamo di inversi, che dal Lago risalgono e sono l’Ander, Ora, Luganott e Vinessa…solo per citare i principali.
Anche grazie a questi venti/brezze, soprattutto quelli di risalita, sul Garda abbiamo una ricca presenza floristico vegetale.
Abbiamo così, dal livello del Lago fino ai 600mt circa, la “fascia dell’ulivo” che porta con sé il terebinto, il cipresso, il lauro, il tasso e ovviamente l’ulivo, presente sul Garda già in epoca Etrusca.
Proprio il Garda rappresenta per l’ulivo il limite settentrionale di diffusione in Europa, a testimonianza della particolarità e dei vantaggi che questo clima genera.
Sopra la “fascia dell’ulivo” troviamo quella del “castagno”, tra i 600 e 1000mt, che comprende il caprino nero, la roverella, il rovere, il nocciolo e chiaramente il castagno.
Così, dopo i 1000mt troviamo la “fascia del faggio”, tra i 1500 e 1800mt la “fascia delle conifere” con l’abete rosso, bianco, larice e pino nero.
Sopra i 1800/2000 ci sono invece numerose specie di fiori, alcuni endemici sul Baldo, tanto da essere chiamato anche “Hortus Europea”, ovvero giardino d’Europa, proprio per i suoi endemismi floreali, alcuni dei quali portano la denominazione “baldense”.
Ecco che abbiamo quindi l’Anemone baldensis, il Galium baldensis e la Knautia baldensis, sopravvissuti alle ultime glaciazioni sulla sua sommità, ma che probabilmente non sopravvivranno all’invasione dei cinghiali che, arrivati ormai anche in quota e sul crinale, ne fanno quotidianamente razzia.
Quindi oltre 70 essenze endemiche si trovano in un areale circoscritto alpino che vede sul Baldo rappresentato il 43% dell’intera flora alpina, la metà di tutte le orchidee italiane e ben il 40% di tutte le specie di farfalle conosciute.
Questa “scalata delle meraviglie”, come la chiamo io, parte idealmente dalle profondità delle acque idropotabili gardesane, che riempiono la cripto-depressione più profonda d’Italia, ovvero il Lago di Garda, per arrivare sino alla cresta del Monte Baldo.
Si passa così per le zone di “frega” del Carpione, un salmonide endemico del Garda, situate fino anche a oltre 150mt sotto il livello del Lago su frane e sassi caduti proprio dai monti sovrastanti, come il Monte Baldo.
Si esce quindi dalla superficie dell’acqua passando attraverso tutta la ricca ittiofauna gardesana per inerpicarsi fino alla cresta del Baldo, attraverso le sue fasce climatiche, così ricche di vegetazione e di specie uniche al mondo, endemiche proprio come il Carpione e proprio come il Carpione oggi a rischio sopravvivenza.
Cosa rende quindi unico il Garda e il suo territorio?? Proprio il clima, in primis e tutto ciò che grazie al clima abbiamo.
Forse, dopo aver letto questo articolo, lo potrete considerare come un vero valore aggiunto.
A rinforzo di quanto scritto consideriamo che, negli anni ’50, quando si cominciava a promuovere il Garda come meta turistica, era proprio il clima e l’ambiente ad attirare turisti da tutta Europa, turisti che hanno dato il via ad un riscatto sociale ed economico che ha potuto affrancare le genti gardesane dalla miseria dell’immediato dopoguerra.
Passando in auto o in bicicletta sulla gradesana mi auguro che guarderete gli uliveti e le limonaie con “occhi” diversi, probabilmente più consapevoli rispetto la ricchezza e bellezza che il Garda è in grado di riverberare anche al di fuori delle sue acque.
Sono fermamente convinto che la fortuna di vivere in un ambiente tanto meraviglioso dovrebbe quantomeno imporre una minima consapevolezza rispetto ciò che ci circonda.
Questa consapevolezza però è da coltivare già a partire dalle scuole, attraverso i rispettivi percorsi formativi, perché, come dico e scrivo sempre: “la conoscenza porta naturalmente con sé il rispetto”…un concetto che credo valga per tutto e possa applicarsi a tutto.
Ringrazio l’artista Franco Lanfredi www.panovisioni.it che con questo scatto ha riassunto il senso di questo articolo, ovvero la stretta correlazione tra il Garda e il Baldo.