Verso la revisione del voto n°55 del 1965

Verso la revisione del voto n°55 del 1965
Scherzosamente mi è stato chiesto: “…ma Filippo, ti sei dimenticato di mettere il tappo al Garda? Qua piove ma il Lago non cresce”.
Nonostante oggi abbia sorpassato i 40 cm sopra lo zero, sembra in effetti non essersi ancora dissetato dal gran caldo sofferto questa estate.
I livelli odierni sono infatti tra i più bassi registrati in dicembre, molto simili a quelli del 2007 e 2001, nonostante lo scarico dalla Edificio Regolatore (diga) sia stato ridotto, già da metà settembre scorso, ai minimi consentiti.
Fortunatamente pare che pioggia e neve ne sia caduta…speriamo continui così.
Dall’inizio del mio primo mandato, 2014, mi sono speso per proporre una visione differente dell’uso idrico.
Non è sempre stato facile devo dire.
Ma tant’è…oggi si và in quella direzione.
Ragionare su come dare valore al risparmio idrico fa e farà la differenza, anche quando supereremo la situazione attuale.
Non ci si inventa da un giorno all’altro come risparmiare acqua o come ottimizzarne il consumo.
Bisogna lavorare su questo quindi, ovvero risparmiare e trattenere (quando possibile) e bisogna essere muniti della consapevolezza necessaria per dotarsi di nuove regole, al passo con i tempi.
Tanti sono gli usi legittimi dell’acqua gardesana e quindi tante sono le esigenze, non sempre allineate, che devono essere necessariamente rispettate.
Ogni centimetro di livello del Lago equivale a +/- 3.700.000 mc di acqua.
Quel centimetro è come una valuta dal doppio valore, economico e ambientale, destinata sia a crescere esponenzialmente, che ad attrarre molti interessi.
Questa convinzione mi ha già portato a proporre, nelle sedi opportune, una revisione delle attuali modalità di regolazione idrica del Garda e delle sue derivazioni.
Il Garda ha bisogno di guardare oltre il voto n°55 del 1965, da cui discende, tra accumulo e scarico, l’attuale gestione idrica.
Purtroppo nulla di ciò che portò il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a creare tale “norma” di gestione, espressa con il voto n°55, può essere considerata oggi, nei fatti, ancora valida.
Ovviamente non se ne fa una colpa a nessuno…allora i tempi e l’ho spiegato varie volte, proponevano altre sfide, tra l’altro vinte.
Oggi però è evidente che le sfide siano altre.
Rivedere ciò che nel ’65 non fu sufficientemente considerato: ovvero turismo, uso idropotabile e cambiamenti climatici, credo sia un obbligo, oltre che un gesto di responsabilità e lungimiranza politica.
Nei fatti comunque siamo gia arrivati a superare quella modalità d’uso, soprattutto questa estate.
Se non fosse stato così, probabilmente, il livello del Garda avrebbe toccato lo zero idrometrico ad ottobre, invece che fermarsi a +22 cm.
Se questo non è accaduto è stato merito di un lavoro di coordinameno di vari soggetti, come la Comunità del Garda, AIPO ed i consorzi irrigui mantovani (Mincio e Garda Chiese) in prima linea, che si sono impegnati insieme.
Risultato?
Tutto ciò che si è riusciti a risparmiare è rimasto nel Lago e da questo volume residuo stiamo cercando di risalire la china.
Ecco perchè ogni cm risparmiato in ogni stagione, in ogni situazione è e sarà una valuta d’enorme valore.
E’ imperativo quindi aggiornare le regole attuali, da cui discendono gli usi che l’acqua può ancora garantire ed è evidente che sia, in un certo senso, l’evoluzione climatica e della società a suggerirlo, non certo io.