Il “marchio d’eccellenza” del pescato gardesano suscita interesse

Il “marchio d’eccellenza” del pescato gardesano suscita interesse
Ieri sono stato a pranzo presso un ristorante con specialità pesce di lago, a Peschiera del Garda, affacciato su uno dei piccoli porti della città. Ero giusto di ritorno da una conferenza, svolta in mattinata a Ponti sul Mincio, tenuta insieme ad un ittiologo dell’Università di Parma, con argomento l’ittiofauna del Lago di Garda e dell’asta del Mincio. Durante questa conferenza ho più volte rimarcato il concetto del potenziale valore del pescato gardesano, della qualità del pesce che vive nelle acque gardesane, della grande storia che l’accompagna e di come potrebbe diventare, quando tutelato con un disciplinare “ad hoc”, una risorsa a 360°, anche per la promozione turistica. Da anni porto avanti un’idea, formulata originariamente dall’ittiologo Enzo Oppi negli anni ’80, che sta prendendo ora forma grazie all’interessamento di enti e ass. di categoria di prim’ordine, di creare un “𝐦𝐚𝐫𝐜𝐡𝐢𝐨 𝐝’𝐞𝐜𝐜𝐞𝐥𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐞𝐬𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐠𝐚𝐫𝐝𝐞𝐬𝐚𝐧𝐨” (in questo sito potete leggere gli altri due articoli, parte I e parte II, che scrissi a riguardo tempo fa. Mangiando questi ottimi piatti di pesce di lago, tra l’altro in una location davvero accogliente ed compagnia di amici liguri di La Spezia, che hanno apprezzato tantissimo i sapori gardesani, mi sono domandato più volte quale valore sarebbe giusto attribuire a questi piatti, al pesce di lago e alle varie ricette gardesane in grado di esaltarlo così bene. Sarde fresche, sott’olio, Lavarello, Persico…sono stati alcuni dei protagonisti di questo eccellente pranzo, accompagnato da vino Lugana DOC. Praticamente avevo nel piatto e nel bicchiere l’essenza dell’enogastronomia a Km/0 del territorio…la potenziale miglior promozione possibile dell’identità gardesana. Il vino Lugana è già infatti un eccellente ambasciatore del territorio, tra l’altro a Peschiera del Garda appartiene proprio la zona CRU…ma per il pesce del Garda c’è invece ancora tanta strada da fare. L’idea, in estrema sintesi, si costruirebbe a partire dalla tutela della riproduzione naturale delle specie ittiche, diminuendo (nei limiti del possibile e con senso di realtà) le quote di pesca, modificando anche le taglie minime, affinché il pesce possa riprodursi possibilmente più volte, prima d’essere “disponibile”, diciamo, per la cattura…questo in aggiunta al lavoro degli stabilimenti ittiogenici: ved. per esempio l’ottimo lavoro recentemente svolto nell’incubatoio di Desenzano dagli amici di UPBS – Unione Pescatori Bresciani, con l’immissione a Lago di 200.000 trote. In parallelo si apre la questione qualitativa. La modalità di come viene trattato il pesce una volta pescato è, sono convinto, parte importante di un ipotetico “marchio d’eccellenza”. Il ciclo del freddo, che deve prendere il via non appena issato in barca, è una questione davvero importante per mantenere inalterate le qualità di questo pesce. Tutto questo dovrebbe rientrare appunto in un disciplinare di protezione e valorizzazione…valorizzazione che passerebbe anche attraverso i canali promozionali turistici che potrebbero raccontare questo percorso virtuoso, che interessa sia l’equilibrio dell’ecosistema quanto il futuro della pesca di professione e della biomassa ittica. Tutti ne avrebbero da guadagnare. Quando si parla di pesce si parla di ambiente e habitat e quando si parla di ambiente e habitat si parla necessariamente di qualità delle acque…valori oggi troppo importanti per una destinazione turistica che voglia distinguersi sempre più rispetto i suoi competitor e voglia investire nel futuro. Sono argomenti che trovano una logica consequenzialità in un percorso come questo, che vuole portare all’eccellenza non uno, ma più settori di uno stesso territorio. Io vedo attraverso questa proposta, difficile non c’è dubbio, il percorso che i vari portatori d’interesse (pescatori di professione, ristoratori, attività ricettive, ass.ni di categoria, ecc…) dovrebbero sostenere con forza, perché è attraverso questo che arriveremo, immagino io, ad avere grandi soddisfazioni in futuro, quando l’ittiofauna, la tradizione della pesca e l’habitat rappresenteranno, in modo concreto, un valore caratterizzante del Garda e dei suoi territori, qualcosa che sarà possibile vedere, gustare e vivere sul Lago di Garda…un’esperienza non ripetibile altrove, quindi unica. Un processo come ho scritto difficile, più che altro a livello di coordinamento e accettazione, che sarebbe però in grado di generare non solo un impulso qualitativo ad un settore economico e micro imprenditoriale oggi in difficoltà, ma fornirebbe una risposta ben strutturata e partecipata a molteplici ed annosi problemi da anni in attesa di soluzione…