Le peschiere e la Cultura dell’Acqua a Peschiera del Garda.

Le peschiere e la Cultura dell’Acqua a Peschiera del Garda.
Condivido con voi questa riflessione, amara, ma alla fine propositiva, come sempre.
Peschiera del Garda è sempre stata ricca di “peschiere”, in foto, che hanno contribuito, tra le altre cose, a darle il nome, ovvero stazioni di pesca fisse che garantivano commercio ittico e sostentamento economico.
(consiglio a riguardo la lettura del libro “Le antiche peschiere di Peschiera del Garda”).
Al netto del tempo che passa e dei cambiamenti avvenuti, su cui non si può certo intervenire, c’è appunto una riflessione che vi pongo: ma se queste “peschiere” fossero ancora in uso e il pesce di Lago avesse una commerciabilità ancora molto influente, ci sarebbe, in questo caso, pesce a sufficienza?
Sarebbero disponibili le varietà ittiche necessarie a soddisfare, diversificare e stimolare il mercato?
La risposta ad oggi è, ahimè, NO!
Rispetto i tempi passati non possiamo più consumare, per esempio, l’Anguilla di Lago, che per motivi sanitari è interessata da un fermo pesca e divieto di consumo che va avanti, rinnovandosi annualmente, dal 2011.
Anche l’Alborella (Aola), ottima per la frittura, i fortunati che hanno potuto provarla sanno di cosa parlo, è invece un pesce in forte crisi demografica; dai primi anni 2000 la sua popolazione è improvvisamente crollata numericamente, rendendo necessario un “fermo pesca” a salvaguardia, ancora oggi vigente.
La Trota di Lacustre e il Carpione sono talmente rari ormai che non potrebbero più rappresentare un perno economico rilevante su cui contare.
Pensare che una volta, prima della costruzione della diga tra gli anni 50/60, in concomitanza con i lavori di rettificazione e scavo del Fiume Mincio, la Trote lacustri venivano a “fregare” a Peschiera, dove le si pescavano con le peschiere.
Interessante l’aneddoto di mio zio Bruno, il quale mi raccontava che, da piccolo, assisteva alla pesca delle trote, con le reti, dal Ponte San Giovanni sul Canale di Mezzo.
Il ponte si “colorava” addirittura di rosa dalle tante uova che vi si riversavano una volta pescate e tirate sulla strada…oggi è fantascienza solo pensarlo.
Altre specie sono diventate poco ambite, anche perchè non si è mai promossa, seriamente, una ristorazione tipica gardesana, nonostante sul Garda ci siano grandi chef e ottimi ristoratori che potrebbero scrivere nuove pagine gastronomiche di tutto rispetto.
Grazie al Lugana, al Bardolino al Valtenesi per esempio, il territorio gardesano parla già con voce autorevole, dovrà farlo però anche nella gastronomia, attraverso i prodotti ittici, a mio parere. Concludendo l’amara premessa sviluppo ora il concetto propositivo. Trovo che sia possibile invertire la “rotta” che il Garda ha preso, anche perchè è probabilmente ancora l’unico Lago Italiano a poterlo fare, in virtù della sua “buona” salute.
Si dovrebbe puntare quindi molto sulla tutela “naturale” di tutte le specie ittiche, nel loro habitat, rigenerando la dove possibile le zone di frega e protezione, che potrebbero riconsegnare al Lago di Garda, in un prossimo futuro, un’ampia presenza ittica distribuita su più specie.Serve concludere definitivamente l’iter di indagine sulla contaminazione dell’Anguilla e in caso far decadere un divieto prorogato da 10 anni che potrebbe oggi essere del tutto superfluo.
Bisogna sostenere le associazioni di pesca sportive, che mettono in azione attività volte al ripopolamento, controllo e gestione, secondo la logica e indicazione degli ittiologi regionali…che rappresentano un fattore imprescindibile di coordinamento.
Bisognerà potenziare e diversificare il lavoro degli stabilimenti ittiogenici affinchè possano essere un ausilio, anche se non saranno la sola soluzione, su questa nuova strada da intraprendere…cosa che stà già avvenendo anche alla luce delle disposizioni della Carta Ittica.
Bisognerà intensificare i controlli sugli abusivi, riaggiornando anche le tempistiche di fermo pesca per riproduzione, per i pescatori professionisti come per quelli sportivi, di cui anch’io faccio parte, come già si stà facendo con il Tavolo Interregionale di Lavoro “Habitat – Pesca – Ittiofauna”.
Ho la certezza che il Lago di Garda stia trovando una sua nuova dimensione ed equilibrio per collocarsi quale miglior lago italiano ed europeo, vuoi per qualità delle sue acque, che per la ricchezza di biodiversità, offrendo così anche una ampia gamma di prodotti ittici gastronomici, che, lavorati ad arte, insieme al miglioramento ambientale, genererebbero un ulteriore e virtuoso vettore economico,sostenibile, per una nuova imprenditorialità .
Sarebbe una ulteriore modalità di promozione del territorio che verrebbe così raccontato nel modo migliore, che a mio modo di vedere si esprime attraverso la sua vera identità.
La strada sembra lunga, ma non lo è in realtà, seppur i cambiamenti necessari per questa visione sono molti, grazie al lavoro della Comunità del Garda, del Contratto di Lago, l’inizio del posizionamento del nuovo Collettore, cominciato già un mese fa e la grande collaborazione tra pescatori sportivi e di professione verso progetti condivisi, potrebbero mostrarci, quanto prima, che tutto questo è davvero possibile.
Io ci credo…ci credo e ci metto volentieri la faccia fino in fondo.