L’importanza della Cultura dell’Acqua

L’importanza della Cultura dell’Acqua
La giusta “chiave” di lettura per il futuro del Lago di Garda?
Sono convinto, dopo aver maturato questa consapevolezza negli anni, che sia nella Cultura dell’Acqua, ovvero in quell’insieme di storia, tradizioni ed usi in grado di raccontare l’evoluzione di un ambiente e di una società.
Per questo scrivo e pubblico materiale utile, spero, alla comprensione dell’evoluzione del Lago di Garda in questi termini…in quanto, a mio modo di vedere, proporre, progettare e pianificare una strategia senza un minimo di Cultura dell’Acqua è come voler cercare di comprendere il significato di un testo senza leggerlo, semplicemente guardando le figure.
Avete mai provato a parlare del Lago con un pescatore?
Alcuni di quelli che ho riportato in foto, per esempio, li conosco personalmente e parlare con loro è un pò come parlare con il Lago stesso.
La loro esperienza e conoscenza, passata in certi casi di generazione in generazione, è in grado di raccontare il Lago di Garda da una prospettiva che nessun libro o testo scientifico è in grado di fare.
Cosa voglio esprimere con queste considerazioni?
Semplicemente che è necessario mettere al servizio del Lago di Garda la conoscenza.
I pescatori di professione, quelli veri, quelli che sul Garda hanno passato una vita, hanno tanto da dire in tal senso…tanta conoscenza appunto.
Un buon punto di partenza e una proposta concreta in tal senso, come ho già scritto tempo fa (link sotto), sarebbe istituire un “marchio d’eccellenza del pescato gardesano”, un riconsocimento della qualità del pesce del Garda, che vive in acque pulite e certificate tali, non di allevamento e per questo qualitativamente eccellente.
Qualità significa anche raccontare e valorizzare, un pò come fanno già egregiamente, per i vini, le cantine del Bardolino, Valtenesi o il consorzio del Lugana DOC, per restare nel territorio gardesano.
Questo marchio di qualità e tutela genererebbe un aumento del valore del pescato, direzionando il mercato più sulla qualità (pezzature per esempio) che sulla quantità, generando a sua volta a cascata effetti positivi sull’habitat ed ittiofauna, nonchè sul prelievo ittico, riconsegnando quella dignità e valore economico che merita la pesca di professione e il pescato.
Si genererebbe anche un’ulteriore attenzione alla qualità delle acque e tutto questo anche a diretto vantaggio della promozione turistica, che riscoprirebbe quei valori ambientali e dei veri prodotti a km/zero che si sono persi decenni fa, valori che hanno reso e potrebbero ancora rendere il Garda veramente UNICO.
Non è un processo immediato ovviamente, ma un processo virtuoso che va evidentemente innescato, ben consapevoli che non sarà affatto facile e altrettanto consapevoli che se non ci si proverà certo non accadrà mai.
Il concetto sarebbe di ben più ampia portata.
Elevare qualitativamente il pescato gardesano e la pesca sarebbe un modo per limitare il prelievo ittico, garantendone quindi la biodiversità e il ciclo biologico naturale.
A sua volta questo si tradurrebbe in un accorciamento della filiera del pesce, che vedrebbe proprio sul Lago il suo impiego, trovando nella ristorazione più attenta alle tipicità del territorio una collaborazione.
Il valore che si genererebbe certamete alzerebbe l’attenzione sul mantenimento della qualità dell’habitat e delle acque, in quanto questi fattori saranno vitali per mantenere altro il valore del pescato, mentenendo la certificazione di qualità.
Un circolo virtuoso insomma…dettato dalla logica e dal buon senso oserei dire.
Questa è la vera sfida per il futuro del Lago di Garda.
Ultimamente ho avuto la fortuna di essere invitato a tenere delle conferenze a tal riguardo…è un modo più diretto per portare avanti questi concetti, a cui tengo davvero molto.
Per chi fosse interessato è pubblicato su questo sito un mio articolo che parla proprio del marchio di qualità del pescato gardesano.

Mi permetto di consigliare la lettura del libro “Pescatori del Lago di Garda” a cura di Giorgio Vedovelli e del fotografo Pietro Basso, pubblicato dal Centro Studi Benacensi e della Provincia di Verona.