I Grandi Lavori degli anni ’20

I Grandi Lavori degli anni ’20
La fortezza pentagonale di Peschiera del Garda è un’opera di difesa militare del rinascimento, che ha visto l’inizio della sua edificazione a partire dal 1550, grazie alla Serenissima Repubblica di Venezia che scelse di fortificare il punto più strategico sul Lago di Garda, ovvero Peschiera.
Fu una scelta certamente indovinata.
Peschiera del Garda infatti sorgeva allora, come oggi del resto, su un crocevia importantissimo, ovvero nella linea da nord a sud rispetto il nord Europa, con un Lago che poteva interconnettere le Alpi con il Mare Adriatico.
La scelta di fortificare Peschiera fu quindi dettata dalla sua posizione geografica.
Quest’opera di ingegneria militare, detta allora “alla moderna”, era all’avanguardia come sistema difensivo, mura molto spesse, sostenute da contrafforti in sasso ad arco, ricoperti di un enorme terrapieno rivestito esternamente da uno “scudo” fatto di più strati di mattoni.
Tutto questo sistema si sostiene attraverso una “palificata” in legno alla Veneziana che pone le basi per delle grosse “cassa forme” in legno su cui si posero le basi in marmo e pietra sopra le quali sorse poi la fortezza che ammiriamo oggi.
Circa 400 anni dopo la costruzione della fortezza da parte dei Veneziani vennero intrapresi a Peschiera dei lavori di consolidamento del sistema murario, attraverso uno scavo e una sotto-murazione in cemento allo scopo di garantire uno “zoccolo” di sostegno a questo imponente sistema murario.
I “Grandi Lavori”, come sono stati chiamati nel libro “Peschiera è Graziosa e Bella” di Giorgio Capone e Franco Prospero, iniziarono nel ventennio fascista e continuarono circa fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Provate per un attimo ad immaginare cosa può aver significato allora un lavoro simile: prosciugare i canali che circondano la fortezza, costruendo delle dighe in terra e legno a monte e a valle al fine di aspirarne tutta l’acqua, posizionare quindi all’interno dei canali prosciugati una piccola ferrovia per il trasposto materiale per lavorare poi nel fango tutto il giorno.
Un lavoro di scavo a mano per arrivare alle fondazioni delle mura, a quelle “casse forme” in legno poggiate sulle palafitte conficcate nel terreno, per poi “armarle” di cemento per assicurarne la staticità.
Per la prima volta, dopo tutti i secoli passati, le fondazioni della fortezza di Peschiera rividero la luce e probabilmente credo che, grazie a questo lavoro a dir poco faraonico, per centinaia di anni non serviranno più lavori di messa in sicurezza simili a questi.
Quando vedo queste foto mi pongo molte domande, mi rendo conto che lavori simili, oggi, sarebbero praticamente impossibili da eseguire, per mille motivi tra cui quelli economici come quelli di natura autorizzativa.
Quindi immagino che alla fine queste persone, badile e piccone alla mano, abbiano reso un servizio unico e forse irripetibile alla nostra città e ad un patrimonio che nel 2017 è divwnuto “mondiale” UNESCO.
Il libro che ho citato e da cui ho preso queste foto, che vi consiglio di acquistare, ha il merito, tra le altre cose, di tributare loro finalmente il giusto posto nella storia…onore a loro!