Come e quando sono arrivati i primi turisti sul Lago di Garda?

Come e quando sono arrivati i primi turisti sul Lago di Garda?
Come immaginare l’arrivo dei primi ospiti(turisti) sul Lago di Garda?
E’ possibile individuare una linea temporale che fissi un punto d’inizio di quest’avventura?
Io me lo sono sempre chiesto…
Ho cercato anche di immaginare, idealmente, l’arrivo del primo turista, l’arrivo in hotel, l’iniziale accoglienza dei gardesani, ecc…
Ma solo quando ho avuto modo di leggere un libro scritto a fine ‘800, che descriveva il Lago di Garda di allora, ho realmente potuto dare forma a ciò che ho sempre cercato di immaginare.
La cosa più bella è come l’autore, Giuseppe Solitro, sia stato in grado di descrivere l’arrivo dei primi ospiti, ricostruendo proprio quella “linea temporale” che ho sempre cercato di comprendere.
Era il 1872 quando Arco comincia per prima a rinnovarsi e gettare le basi per offrire ospitalità e servizi ai primi ospiti che arrivavano dall’Austria e Germania, conquistandosi l’appellativo di Nizza del Trentino.
Arco aveva quindi “aperto le danze”.
Riva comincia subito a seguirne la scia anche perché poteva offrire meglio di Arco l’accesso alle bellezze del Benaco, vero protagonista.
I cittadini e il Municipio di Riva intraprendono delle attività di accoglienza, intrattenimento e ospitalità, che oggi definiremmo “fidelizzazione del cliente” e le presenze aumentano anno dopo anno, agevolati anche dal collegamento ferroviario Mori-Riva, che rende l’arrivo sul litorale molto più agevole.
Da Riva si arriva a Torbole con una bella passeggiata e naturalmente Torbole percepisce subito questo vento di novità e non tarda molto nel volersi migliorare ed ammodernare, offrendo strutture ricettive migliori e più curate tanto che il Soliero stesso si domandò se Goethe, in un ipotetico nuovo viaggio in Italia a quasi 50 anni di distanza, sarebbe stato in grado di riconoscerla.
Siamo nel 1880 quando il sig. Luigi Wimmer decide di costruire un albergo, una stazione di cura climatica invernale per i suoi compatrioti, scegliendo però Gardone come location.
Nel 1882 l’albergo è finito e con l’inaugurazione comincia l’arrivo degli ospiti.
Così anche Gardone, al pari di Arco, Riva e Torbole si trasforma, cercando di offrire il meglio ai suoi nuovi ospiti; arrivano nuove botteghe, poste, telegrafo, servizio barche, ecc… il paese si anima.
L’albergo “Hotel Pension Gardone Riviera” diventa una città nella città, arrivando presto a 400 posti letto e finisce per cambiare così la routine e l’anima del paese.
Ma non fu qualcosa di negativo come potremmo immaginare oggi, anzi…il Municipio, come interprete della gratitudine dei residenti, eresse addirittura una lapide a memoria del sig. Wimmer e della sua famiglia.
Ma la volete sapere una curiosità? Tra le tante?
Proprio nell’albergo di Gardone, sempre a fine ‘800, soggiorna un noto medico e climatologo tedesco che, al termine della sua permanenza sul Garda, pubblica un articolo su un giornale di medicina molto accreditato in Germania, lodando le caratteristiche climatiche di Gardone e del Lago di Garda, esaltandone i benefici per la salute nonché l’ospitalità ricevuta.
Una vera promozione turistica anzi tempo che certamente generò uno sprint d’interesse verso il Lago di Garda come destinazione, consolidando il legame con i cittadini tedeschi.
Da lì a cascata arriva Barbarano con un Grand Hotel, Gargnano e poi Sirmione, forte anche delle cure con l’acqua termale e pian piano il vento che aveva cominciato a spirare da Arco raggiunse tutto il Garda.
I turisti arrivano con la ferrovia anche a Desenzano, si fermano all’Hotel Royal Mayer (ristrutturato) o alle Due Colombe; famiglie intere con la propria servitù, carichi di bauli, ceste, valige, scialli ora popolano le vie dei paesi. Una volta arrivati al lago la mobilità verso le destinazioni finali è assicurata dai battelli di linea.
All’arrivo dei piroscafi c’è fermento, i porti sono ora le nuove piazze di paese visto che tanti sono i curiosi in attesa di vedere gli ospiti scendere, tanti i ragazzini che cercano di spillare qualche mancia facendo i facchini improvvisati o altro…
I turisti così arrivano alle loro destinazioni e subito si affacciano dalle loro camere vista lago; visitano l’entroterra, le montagne, le campagne e colline alla ricerca del miglior panorama, magari proprio quello che era stato loro raccontato e mostrato; spesso portano con loro bincoli e raccolgono fiori e piante officinali con cui si adornano cappelli e giacche.
La sera invece restano nelle ville e hotel a conversare, leggere e giocare con giochi da tavola…le strade dei paesi e le campagne tornano deserte.
Questa è la spinta che portò i primi turisti sulle sponde del Lago di Garda; la ricerca di un ambiente sano dove rilassarsi grazie ad un clima unico e mite, vini e prodotti eccellenti, con una natura ricca e molto varia, accompagnata da un panorama straordinario.
Questo è certamente l’ideale che si ricercava allora, probabilmente l’essenza e la vera forza motrice del Lago di Garda.
Credo che di fondo questo sentimento esista ancora, anche se forse si sta via via affievolendo.
Leggere questo libro mi ha aiutato a riempire di colori e istantanee ciò che cercavo da tempo di immaginare nella mia mente, confermandomi anche molte idee che mi ero fatto.
Può sembrare un racconto di “poca sostanza”?
Proviamo allora a guardare bene uno dei tanti manifesti di promozione turistica degli anni ’30 e ’40 del ‘900, risulta ancora evidente la veridicità di quanto scritto dal Solitro e quell’ideale di cui sopra ho scritto.
Questi manifesti sono ancora impostati sul clima, l’unicità dell’ambiente e del paesaggio ed è chiaro come siano loro i veri protagonisti di quest’epopea imprenditoriale non ancora terminata.
In epoca moderna noi abbiamo costruito nuovi piani di un edificio le cui fondamenta sono state erette in passato in modo più che solido, ma come per un edificio, come per tutto del resto, bisogna essere consapevoli dei limiti.