Le lavandaie a Peschiera del Garda e l’importanza dell’identità in una società che cambia

Le lavandaie a Peschiera del Garda e l’importanza dell’identità in una società che cambia
Proprio alla base di destra del Ponte dei Voltoni era usanza, almeno fino al XX sec, lavare i panni. Ogni paese aveva una o più zone preposte proprio per questo momento di “vita quotidiana”. A Peschiera del Garda non vi era solo questa zona in cui si lavavano i panni, accadeva anche sui “lavatoi” di Porta Brescia…anzi, proprio a Porta Brescia questa usanza resistette come ultimo “baluardo” di una società che oggi, evidentemente, non esiste più…eccetto nelle foto e nella memoria di poche persone. Di per sè la foto delle lavandaie, di oltre un secolo fa e la sua omolga recente che le ho affiancato, scattandola nello stesso punto e con la stessa prospettiva, potrebbe a prima vista non comunicare molto, me ne rendo conto, ma personalmente la guardo e ci vedo attraverso un intero mondo…un mondo che, come ho scritto, non esiste più. Era una società diversa quella di allora, molto diversa. Era una società in cui il maestro d’ascia del paese sistemava le barche anche ai pescatori più poveri, nonostante fosse sicuro di non poter essere pagato, perchè sapeva che se non le sistemava non avrebbero avuto di che sfamare le famiglie. Vi era la “cooperativa di consumo”, dove la gente pagava i generi di prima necessità con il libretto di credito, mentre il medico, a volte, veniva pagato con una gallina e un fiasco di vino…da chi non aveva altro con cui pagare. Era ancora una società in cui si trovava il modo di aiutare chi era indigente, anche con i pochi mezzi che si avevano e di fatto…ci si conosceva tutti e per quanto non vi fossero “social” o altri mezzi di comunicazione, alla fine tutti sapevano tutto di tutti. Questi sono esempi reali, non frutto di immaginazione, ma di ricordi di chi ha voluto e potuto condividerli. Non sono un sociologo e neppure uno storico…ma valuto, attraverso lo studio del Lago aiutato anche dagli anni che stò trascorrendo come amministratore di Peschiera del Garda, quanto sia importante il senso di identità e di appartenenza di un paese e di un territorio, soprattutto in questi periodi in cui sembriamo tutti “connessi” e vicini mentre spesso nella realtà risulta esattamente l’opposto. L’identità, l’appartenenza, il legame stretto ed intimo con la propria città e la sua storia, sono elementi che, a mio modo di vedere, riescono ad ordinare le idee rinvigorendo le motivazioni, soprattutto quando si cerca di fare il bene del proprio paese. Ecco che le lavandaie, intente a lavare i panni, mi ricordano i racconti che da ragazzino sentivo fare agli “anziani” del paese. I bambini spesso stavano proprio li vicino, alcuni imparavano a nuotare nel Lago mentre le madri stavano lavorando e a volte venivano raggiunte dai mariti che, a fine lavoro nella bella stagione, ne approfittavano magari per un bagno e per darsi una rinfrescata. La società cambiò velocemente e completamente però nel dopo guerra. Il carattere un pò “chiuso” della città, vuoi per le varie caserme militari presenti e la sua struttura così chiusa e difensiva, cambiò…e lo fece, a dire il vero, già con la demolizione della Cortina Tognon e la creazione di un nuovo accesso alla città qualche decennio prima, che come si diceva allora, serviva a dare “aria nuova”. La ripresa economica, l’arrivo dei turisti stranieri, l’aumento delle relazioni pubbliche stimolate proprio da questa ventata di novità rappresentata dal turismo, hanno trasformato Peschiera da città militare e di pescatori, in una città a grande vocazione turistica e internazionale, con tutti i pro e i contro del caso. Si può pensare che forse, con la modernità, si sia perso un pò di quel senso di appartenenza e sano orgoglio identitario d’essere Arilicensi e Gardesani. Ma non credo sia così. In questi ultimi anni…pubblicando vari articoli e raccontando la storia del Lago di Garda e di Peschiera, mi sono reso conto invece che c’è tanta voglia di ricercare e andare fieri delle proprie tradizioni, così come della storia propria città. Credo inoltre ci sia tanta voglia di scoprire chi siamo stati, forse anche per quel senso di appertenenza e di identità ancora presente che è tanto magico quanto inspiegabile. L’orgoglio identitario può sembrare qualcosa in grado di dividere piuttosto che unire, se valutato superficialmente. In realtà tale “appartenenza” risulta essere un sentimento nato dalla storia di chi ci ha preceduto e dell’amore verso il prorpio territorio. Quindi conoscere un pò la propria città e la cultura da cui si proviene o che ti ospita, diventà già un valore di inclusione e rispetto…ed è bello sentirsi parte di qualcosa. E’ questo secondo me il “sano” orgoglio identitario che nel mio caso posso declinare come Arilicense, Gardesano, Veneto e Italiano… Motivo per cui, anche se come una goccia nel Lago, mi piace davvero pensare che le mie pubblicazioni e articoli possano servire anche a questo, ovvero a dire…We❤️Peschiera.